Non so se avrò mai il coraggio di pubblicare questo post. In fondo se lo scrivo probabilmente lo farò.
Questo articolo nasce per l’ispirazione dovuta a un po’ di letture nei vari blog.
E dal momento che sembro allergica alle challenge ho deciso di scrivere a braccio qualcosa di me.
Probabilmente nessuno leggerà questa pagina (posto che venga pubblicata), non ci saranno domande, se non risposte aperte e forse un po’ leggere.
Questo blog è nato in un periodo della mia vita che mi sembrava di aver perso tutto. Avevo mollato l’università, subito un lutto importante, e cominciavo a sentire di aver perso la bussola. Non posso dire con certezza di aver ritrovato la bussola ma scrivere mi ha sempre dato un senso di sollievo.
Una volta ho detto ad Ale, il mio ragazzo, che scrivo solo quando sono triste o non sto bene. Non è per forza un vero e proprio malessere il mio, è più un bisogno di tirar fuori qualcosa che mi marcisce dentro. E l’unico modo che mi da occasione di metabolizzare quello che mi sta accadendo nel profondo è la scrittura.
Grazie a questo piccolo spazio mi sono rialzata. Ho cominciato a fare ciò che amo fare; scrivere.
E’ sempre stata una passione quella della scrittura, anche se non ho mai creduto in questa cosa. Non so definire se sono capace di scrivere o meno, se riesco a trasmettere emozioni o semplicemente se riesco a suscitare qualcosa in chi legge. So solo come mi fa sentire. Leggera.
Non so se ho una qualunque dote. Me la cavo in diverse cose ma non eccello in nessuna. Forse è per questo che la scrittura non diverrà mai una professione.
In più sono sempre stata molto gelosa di quello che scrivo. Ho sempre scritto più per me che per gli altri.
Non che non abbia provato a pubblicare qualcosa negli anni. Ho partecipato a qualche concorso letterario gratuito, ma ovviamente non mi sono mai classificata.
Un giorno ho mandato un mio racconto, l’unico che io sia riuscita mai a finire, e ho ricevuto una risposta positiva. Se essere pubblicati pagando 1200 euro possa considerarsi positiva.
Così ho maturato l’idea che nessuno avrebbe creduto in me, anche se per prima non credo io in me stessa.
Forse non ho abbastanza cose da dire, abbastanza esperienze interessanti da raccontare, forse la mia vita è stata troppo vuota. Le avventure più belle le ho vissute nei libri degli altri.
Non so quale tipo di problema ci sia in me. Mi nascondo dietro ad una maschera cucita addosso che mi sta stretta, ma di cui non riesco a fare a meno.
Sono convinta che si debba scrivere solo di ciò che si conosce, quindi di cosa potrei mai scrivere io?
Sono un enorme disastro. Mi aspetto troppo da tutti, mi aspetto troppo dalla vita, con la pretesa che forse anche io merito qualcosa.
Per anni mi sono aggrappata all’idea del Destino. Convinta che ogni avvenimento mi stesse portando esattamente dove dovevo essere. Crescendo ho cambiando quasi totalmente idea. La parte romantica e positiva di me è convinta che un senso c’è, la parte più razionale invece comincia a credere che se vuoi qualcosa devi essere tu l’unico artefice.
Perché se vuoi raggiungere un obiettivo non puoi aspettare passivamente che arrivi a citofonarti a casa.
Probabilmente sto solo vaneggiando. E’ quasi mezzanotte e dovrei andare a dormire. Ma non è colpa mia se la voglia di scrivere di notte è più forte. Spesso di notte mi invento le storie migliori. Ma il raziocinio non mi permette di accendere il pc ed iniziare a scrivere un romanzo. E poi a che servirebbe? Sarebbe un’altra cosa non conclusa nella mia vita.
Non sono capace di terminare qualcosa. Ogni cosa che inizio non la porto mai a termine, o questo è quello che gli altri mi fanno notare. Non che non abbiano ragione! Anzi.
E così, forse, sapete qualcosa in più di me. Una serie di pensieri sconnessi che non so esprimere meglio. Uno sfogo a cuore aperto che non raggiungerà mai nessuno.
Alessandra